I funghi sono la morale di Elden Ring

Il 16 luglio 1945, mentre ammirava la luce crudele della detonazione del primo ordigno nucleare sperimentale, al fisico Robert Oppenheimer passò per la mente un passo del Bhagavag-Gita: Io sono diventato Morte, la distruttrice di mondi.

Molto si è detto su questa citazione, su questo pensiero che attraversò il cervello di un uomo che non negò mai la propria parte di responsabilità per il lancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki (I fisici hanno conosciuto il peccato, commentò). Nel testo sacro induista si riporta il dialogo tra il guerriero Arjuna e il suo auriga Krishna, in realtà avatar del dio Vishnu. Quest’ultimo mostra il suo vero aspetto: un essere terrificante, sublime, dai molti occhi e dalle molte bocche. L’induismo ha un concetto del tempo non lineare, e gli insegnamenti di Vishnu mirano a invitare Arjuna a combattere le sue battaglie, a vivere la sua vita, nella consapevolezza che al momento della morte si aprirà il sentiero della rinascita.

Morte e vita, dunque, in un ciclo senza fine. Ma Oppenheimer non credeva che, come esposto dal Bhagavag-Gita, la morte fosse solo un’illusione; per questo si riteneva un portatore di distruzione, non anche di creazione. Eppure, quel 16 luglio si stagliava davanti a lui la forma del simbolo per eccellenza della ciclicità della vita. Quel giorno era un fungo atomico.

Distruttori di mondi

Il fungo è il distruttore di mondi per eccellenza, il decompositore che lavora affinché la vita si possa nuovamente comporre. È ovunque, ma spesso passa inosservato. Il suo contributo all’esistenza del nostro pianeta e delle sue forme viventi è largamente sottovalutato dall’uomo: forse perché il fungo è Altro da noi per eccellenza, creatura misteriosa che rende inadatti i rigidi sistemi classificatori, un camaleonte dalle forme sfuggenti e aliene. E sappiamo che l’uomo tende a considerare gli organismi che non gli somigliano come poco più di uno sfondo per le sue imprese. Ai funghi è dedicato uno dei Regni della natura, eppure sono in pochi ad assumere i miceti oggetto di studio e attenzione (il micologo David Hawskworth significativamente parla di megascienza negletta).

È un fatto strano, perché esistono poche cose al mondo che siano interessanti e stimolanti quanto una passeggiata nei boschi alla ricerca di funghi. Non si rimane mai delusi: si scoprono sempre nuove forme, colori, odori, sapori. Il Regno dei funghi è pieno di bivi che portano in direzioni estetiche – e non solo – sorprendenti. Sono rimasta sconcertata quando, sfogliando vari manuali sul riconoscimento e la descrizione dei funghi, ho scoperto che erano indicati anche i sapori di quelli mortali, come l’Amanita phalloides (sapore dolciastro, ma anche un più cauto sapore nullo: non assaggiare): diventando una cercatrice di funghi, ho scoperto una temerarietà e una curiosità che non sapevo di avere, e ho capito che la prova di assaggio – masticare una piccola porzione di fungo crudo per 20-30 secondi, al fine di rilevarne le qualità organolettiche – è uno dei momenti più intriganti di ogni ricerca.

Insomma, questi enigmi viventi coinvolgono tutti i sensi, e dedicargli attenzione dà spesso risultati sorprendenti. Gli sforzi dei grandi chirurghi pionieri dei trapianti, come Christian Barnaard, sarebbero rimasti meri virtuosismi tecnici senza la sintetizzazione dell’immunosoppressore ciclosporina, isolato dal fungo Tolypocladium inflatum, un parassita degli scarabei il cui corpo fruttifero sorge dal cadavere del suo ospite. Le statine, usate per abbassare il colesterolo, sono prodotte da funghi come l’Aspergillus terreus; l’isolamento della penicillina a partire dal Penicillium chrysogenum costituisce uno dei momenti più importanti nella storia della medicina.

Ecco, voglio parlare di funghi perché invitano a nuove prospettive, perché permettono diversi punti di vista. E perché, secondo molti scienziati, sarebbero l’ultima cosa a prosperare in una Terra morente: i funghi trovano sempre un modo, una via d’uscita, una via non per sopravvivere, ma per prosperare. È successo a Chernobyl, dove i funghi radiotrofici sono in grado di assorbire l’energia emessa dalle particelle retroattive e proliferare tra le rovine dell’impianto. Forse non è un caso se si dice che la prima forma di vita emersa dalle rovine di Hiroshima sia stata un fungo matsutake (Tricholoma nauseosum): questi esseri bizzarri hanno un forte legame con l’energia nucleare, anche se Oppenheimer, quel 16 luglio, non pensò a loro.

Attenzione: non se la passano bene solo in prossimità delle catastrofi atomiche. Questi organismi sono sopravvissuti a cinque grandi estinzioni di massa, ciascuna responsabile della scomparsa di un numero di specie viventi tra il settantacinque e il novantacinque per cento di quelle al tempo presenti sulla Terra. Anzi, per loro le crisi diventano opportunità. In seguito alla scomparsa dei dinosauri durante l’estinzione del Cretaceo-Terziario, i funghi si dedicarono con impegno alla decomposizione dell’abbondante materiale legnoso allora presente, frutto della distruzione della gran parte delle foreste del globo. Se abbiamo potuto assistere ai miracoli della Rivoluzione Industriale, è soltanto grazie a una svista dei funghi, ancora non spiegata dai biologi: come mai durante il Carbonifero foreste vecchie di decine di milioni di anni non furono decomposte? L’industrializzazione si è basata proprio su questa immensa quantità di materiale vegetale non digerito dai funghi, rimasto al di fuori della loro portata per ragioni del tutto misteriose. Il biologo Merlin Sheldrake parla quindi del carbone come un segno negativo nella storia dei funghi, una testimonianza della loro assenza, di ciò che non sono riusciti a decomporre. Successivamente, solo in rarissimi casi una tale quantità di materiale organico è sfuggita alla loro attenzione.

I funghi nell’Interregno

Voglio parlare di miceti, certo, ma anche di Elden Ring (FromSoftware, 2022). Il vero problema è che quando si parla di funghi tutto è collegato, e si finisce col parlare di tutto. Anche a livello pratico, le reti fungine sono una connessione, un filo, uno strand che tiene insieme gli organismi viventi e connette le piante, consentendo scambi di nutrienti e informazioni, in un immenso wood wide web. Il micelio dei funghi micorrizici costituisce tra un terzo e la metà della massa vivente del suolo, e la lunghezza delle ife micorriziche nei primi dieci centimetri di terreno sul nostro pianeta è pari a circa la metà dell’ampiezza della nostra galassia.

Insomma, i funghi sono ovunque – per terra, nelle nostre medicine, a Chernobyl, dentro ogni bibita gassata (quell’acido citrico che leggete tra gli ingredienti non deriva dai limoni) – ma di solito passano inosservati. Non in Elden Ring, dove esistono luoghi dove innumerevoli funghi prosperano e fanno fiera mostra di sé, diventando protagonisti assoluti del paesaggio: le distese di Caelid e l’antico Lago della Marcescenza.

I funghi sono anche un equipaggiamento. La descrizione del Set di armatura fungino recita: Parassita micotico che ha infestato un intero corpo. Coloro ormai corrotti dalla marcescenza scarlatta li considerano paramenti sacri che vincolano alla terra stessa. Esiste anche una Corona fungina: Queste colonie di funghi formano un imponente copricapo. Un tempo, antichi lord servirono la marcescenza, ed è possibile che queste formazioni servissero da corone.

Abbiamo un primo dato: tutti i luoghi dominati dalla marcescenza scarlatta, un morbo incurabile frutto del potere di una divinità esterna, sono contraddistinti da una massiccia presenza di funghi. Non solo: anche i seguaci della marcescenza presentano un’infestazione micotica. La natura della marcescenza scarlatta non è mai precisata a chiare lettere in Elden Ring. La mia tesi – che qui cercherò di dimostrare – è che si tratti di un fungo.

Marcescenza fungina

Le immense distese di Caelid sono invase da un essere che non chiede il permesso. Il fungo si abbarbica sugli alberi, striscia sul terreno, fa comunella con i suoi simili in maestose architetture organiche che assumono la forma di montagne o enormi teschi. La marcescenza si fa paesaggio, sostituisce i tratti dell’originaria Caelid, il cui volto precedente non conosceremo mai; ora è il fungo ad essersi fatto signore della terra un tempo dominata da Radahn, divenuto folle proprio a causa della marcescenza scarlatta.

Se la prima manifestazione del fungo è quindi piuttosto tradizionale – la maggior parte dei miceti presenti a Caelid e del Lago della Marcescenza ha una somiglianza impressionante con Sarcoschypha coccinea, velenoso da crudo – la seconda è più oscura e inquietante. La marcescenza scarlatta, infatti, può piagare il corpo umano con una malattia che non conosce cura: la guerriera divina Malenia, figlia della Regina Marika l’Eterna e di Lord Radagon, è stata costretta a convivere tutta la vita con il morbo, ma la sua spada non ha mai perso splendore o slancio, come si apprende dalla descrizione dell’Emblema della Spada Alata. Il Cimelio della Portatrice di Protesi ribadisce la tenacia di Malenia: Sebbene piagata dalla marcescenza fin dalla nascita, dopo l’incontro con il suo mentore e maestro di spada la fanciulla sviluppò una forza senza pari. Non è chiaro se questo mastro spadaccino sia lo stesso che scacciò un’antica divinità, incarnazione della marcescenza scarlatta (dalla descrizione dell’Amuleto della Danzatrice Blu); è però molto probabile che il soprannome di Malenia, detta la Recisa, sia dovuto all’azione del fungo, che sembra infestare la sua pelle con concrezioni simili a quella di una dermatofitosi fungina, e che pare essere responsabile delle sue mutilazioni: il braccio e la gamba che le mancano sono state sostituite da protesi di oro puro.

E sempre d’oro è l’ago forgiato da suo fratello Miquella, disperato per la malattia della sorella, ma incapace di aiutarla: sebbene questo feticcio rituale, creato per scongiurare intromissioni di divinità esterne (in questo caso, quella della marcescenza scarlatta) dovrebbe essere in grado di prevenire l’incurabile morbo marcescente (dalla descrizione dell’Ago d’Oro Puro), l’ago non è riuscito ad arrestare l’avanzare della malattia e viene reperito dal Senzaluce rotto a metà, probabilmente nel corso della Battaglia di Aeonia, e in particolare dello scontro tra Malenia e il fratellastro Radahn, il Flagello Celeste. Il fungo responsabile del morbo è l’incarnazione di un appetito che si dirige su alberi, esseri umani, interi paesaggi, senza distinzione.

Funghi mind flayer

Radahn è un caso interessante, perché una sua particolare mutilazione fisica sembra riconducibile all’azione del fungo della marcescenza. Le caviglie del gigante, che si muove in groppa a un misero cavallino di nome Leonard, si concludono in un moncherino: Radahn non ha i piedi. Il suo corpo, nascosto da una massiccia armatura, è poco visibile; al contrario delle piaghe evidenti sulla pelle di Malenia, non possiamo sapere se la marcescenza si è manifestata allo stesso modo anche su Radahn.

Nel caso del gigante, gli effetti più devastanti del morbo si sono dispiegati sulla sua mente. A causa dell’Aeonia scarlatta sbocciata sul corpo di Malenia nel corso della battaglia fra i due, le spore della marcescenza (ben visibili nel filmato dedicato allo scontro) hanno infettato Radahn, ormai condannato a vagare senza scopo sulle spiagge di Caelid, totalmente folle e dedito al cannibalismo. Questa disturbante pazzia sembra quasi una manipolazione, da parte del fungo, del comportamento del suo ospite, ma la chimica dei funghi è stata spesso sfruttata dall’uomo per ottenere risultati meno devastanti, ma non meno interessanti. Parliamo, naturalmente, dei funghi allucinogeni. Il naturalista Terence McKenna sosteneva che i funghi psilocibinici sono capaci di indossare la nostra mente e di prendere la parola, in modo chiaro e diretto, influenzando la mente degli esseri umani. I funghi non hanno mani per manipolare il mondo, ma usano la chimica per farlo, e hanno una marcata tendenza a partecipare alle vite altrui. I funghi zombie che hanno ispirato, tra gli altri, il videogioco The Last of Us (Naughty Dog, 2013) sono manipolatori prolifici e creativi: uno dei più studiati è l’Ophiocordyceps unilateralis, responsabile di un’inquietante parassitosi delle formiche carpentiere. Una volta infettate dal fungo, le formiche vengono spinte a recarsi su un ramo molto alto (un comportamento del tutto contrario a quello usuale per la loro specie, dato che hanno un’istintiva paura delle altezze), dove la formica viene obbligata a stringere una foglia in un morso. Il micelio può quindi passare attraverso le zampe della formica, facendole aderire alla superficie della pianta, e inizia a digerire il corpo dell’insetto ospite. Dalla testa della formica fa capolino un gambo da cui piovono spore destinate a infettare le formiche sottostanti.

I ricercatori hanno scoperto un particolare ancora più sinistro: circa il quaranta per cento della biomassa della formica infetta arriva ad essere sostituita dal fungo. Le ife formano un reticolo miceliare interconnesso all’interno dell’insetto, ma – curiosamente – nel cervello non si rinvengono tracce dell’Ophiocordyceps. Una parassitosi simile potrebbe interessare Radahn, anche se non sembra che il fungo lo sfrutti per propagarsi. Forse non è stato messo nelle condizioni per farlo: Radahn ha conservato abbastanza senno per continuare a lanciare stregonerie di gravità sul suo cavallino, che altrimenti rimarrebbe schiacciato dal suo peso, e probabilmente i suoi soldati (forse su suo ordine, quando era ancora pienamente cosciente) lo hanno confinato su quella spiaggia, inaccessibile se non con un teletrasporto, per evitare che spargesse le spore della marcescenza. La stessa Malenia ha cercato di resistere al richiamo del fungo, e soltanto nel momento di massimo pericolo, quando Radahn le aveva strappato la protesi del braccio destro e l’aveva trafitta con la sua spada, ha fatto sbocciare l’Aeonia scarlatta, diffondendo le spore della marcescenza.

Fiore o Clathrus archeri?

Uno degli incantesimi dei seguaci della marcescenza si chiama proprio Aeonia scarlatta: Genera un gigantesco fiore che sboccia in un’esplosione di marcescenza scarlatta. Ogni volta che il fiore sboccia, la marcescenza di Malenia avanza. È già sbocciato due volte. Alla terza, lei diventerà una vera dea della marcescenza. Il fatto curioso è che, più che somigliare a un fiore, l’Aeonia ha il colore rosso acceso e la consistenza carnosa del fungo saprofita Clathrus archeri, che emana un odore simile a quello della carne in decomposizione per attirare le mosche che ne diffonderanno le spore. Nel corso della seconda fase della sua boss fight, Malenia si scaglia violentemente sul terreno, e lì sboccia l’Aeonia scarlatta: nelle sue vicinanze si diffondono spore che possono infliggere al Senzaluce il malus della marcescenza scarlatta. Al termine della battaglia, una gigantesca Aeonia rimane a segnare il punto in cui Malenia è caduta, ma viene da chiedersi se la Dea della Marcescenza morta lo sia davvero, o se abbia soltanto assunto una nuova forma e si trovi in animazione sospesa, nell’attesa di raccogliere le forze e manifestarsi nuovamente in tutta la sua magnificenza.

Ma i miceti non sono soltanto distruttori: essi costruiscono, oltre che scomporre. Il micelio di alcune specie può essere utilizzato come “sostituto” della pelle umana e viene impiegato dai chirurghi per favorire la guarigione delle ferite. Un materiale sviluppato sfruttando il fungo prataiolo (Agaricus campestris) ha dato risultati promettenti come succedaneo della grafite nelle batterie al litio. La celebre stilista Stella McCartney ha lanciato, nel 2021, i primi capi realizzati in Mylo, una sostanza dalle qualità simili alla pelle ricavata dalla lavorazione del micelio. Saccharomyces cerevisae è responsabile di un miracolo che si ripete da migliaia di anni, e che da molte civiltà è stato considerato tra le manifestazioni del divino: la trasformazione dei cereali in birra.

Il seguace della marcescenza Gowry afferma di aver dedicato la sua vita al fulgido ordine della marcescenza, da lui definito il ciclo di decadimento e rinascita. Ecco, è proprio nei funghi, decompositori e compositori, che si può trovare l’autentico messaggio di Elden Ring: nel cerchio della morte e della nuova vita si può trovare la perfezione, imparando a prosperare anche nelle condizioni più difficili. Oppenheimer, nella tremenda figura del fungo atomico, aveva visto soltanto una parte del ciclo. Dove gli uomini si smarriscono e non trovano la strada, i funghi sanno sempre da che parte andare.

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